Il Teatro Manzoni di Milano ricorda Giorgio Gaber proponendo una magnifica edizione di un testo scritto decenni or sono dal celebre cantautore assieme all’amico di una vita Sandro Luporini. Perfino i fan del signor G possono essersi lasciati sfuggiti questa “Curiosa replica di una storia che ha già avuto luogo” ovvero Il caso di Alessandro e Maria. Un debutto nazionale importante. L’idea è dell’eclettico Luca Barbareschi, qui in veste di protagonista e regista e, come spesso accade, ottimo in entrambi i ruoli.
Lo affianca una graziosa Chiara Noschese, figlia del mito delle imitazioni, l’indimenticabile Alighiero Noschese, che assume il ruolo di Maria interpretato da Mariangela Melato quando Giorgio Gaber presentò al pubblico questa commedia nel lontano 1982. Da allora nessuno l’aveva mai più messa in scena e di questo bisogna render conto a Barbareschi, che si presenta sul palco del Manzoni suonando il pianoforte.
Supportato da una grande orchestra, che include un sassofonista fantastico, questa risulta visibile solo talvolta grazie a un’attenta scenografia composta da fondali trasparenti e da una sapiente illuminazione.
La colonna sonora è merito di Marco Zursolo che musica quanto Gaber a quel tempo non volle abbellire: lo spettacolo di un grande amore finito ma ancora vivo, ricordato da una coppia che ancora si tortura con scenate furibonde e parole crudeli, fra momenti di amore puro ma ormai impossibile da riportare nella vita vera. Spesso sembra di rivedere Gaber attraverso parole che lo descrivono troppo bene, sia lui sia i suoi tic, i suoi pensieri, le sue paure, mentre Maria appare come tante ragazze dei nostri tempi, spaventate ma spavalde, desiderose di libertà ma anche di sicurezza.
Per questo ho deciso di intervistare proprio Chiara Noschese e sentire come ha vissuto questa interpretazione.
Conoscevi già questo testo? Lo avevi visto?
Ne avevo sentito parlare. Visto no, ero troppo piccola.
Temi di essere confrontata con Mariangela Melato?
Non gareggio, siamo in un’altra epoca storica e io porto avanti il mio stile.
Ma lei era sul palco con Gaber! Non hai neppure chiesto come recitasse?
Io ho un’adorazione totale di Mariangela Melato ma cerco di portare avanti un modo mio di recitare. Mi è già capitato di interpretare ruoli che fossero di grandi personaggi e non ho mai voluto sapere come lavorassero. Ognuno lavora sulle proprie corde.
E ti piace questa Maria, così femminista e femminile?
Mi ritengo fortunata di aver avuto questa possibilità. E’ un ruolo bellissimo.
Come lo hai ottenuto?
Luca mi ha voluto, Noi abbiamo già lavorato assieme, ci stimiamo, ci vogliamo bene. Anche questo mi gratifica: essere accanto a un personaggio come Luca è una grande responsabilità.
Dove portate questo spettacolo?
Dopo la prima ad Alessandria stiamo a Milano fino al 29 marzo. Poi andremo a Verona in aprile, a Ivrea, Castiglione, Pistoia, Jesi e Torino e terminiamo la stagione a maggio a Firenze ed Asti. Penso che riprenderemo a girare l’Italia nella prossima stagione.
Tu lo avevi conosciuto o visto dal vivo, Gaber?
Mai conosciuto Gaber. Ho soltanto ammirato tutto il suo lavoro. Conosco Dalia, sua figlia.
Trovi che le sue commedie siano ancora valide ai nostri giorni?
Io penso che le cose ben scritte e fatte bene non vengano toccate dal tempo, restano per sempre. Poi ognuno ha modo di portare in scena simili testi e portarli nella propria vita. Per esempio, questo mi fa sentire che ci sia un pezzo di me, mentre recito, spesso. Supera il fatto del momento storico, del momento politico, resta al servizio di tutti quanti. Ogni volta che eseguo lo spettacolo, ho la sensazione di fare qualcosa che parla di noi, della nostra vita vera.
Come mai?
Perché la storia che racconta somiglia troppo a quelle cose che ancora oggi succedono a tutti noi. Perché sono parole scritte bene. Certe battute mi sembra di averle dette io, spesso o che potrei dirle io.